Ci troviamo nel mezzo del Mar Mediterraneo, sulla costa orientale della Sicilia, in provincia di Catania. Qui sorge uno dei vulcani più attivi e imponenti del mondo e d’Europa, il Monte Etna, che, grazie a millenni di attività eruttiva, raggiunge un picco massimo di oltre 3300 metri di altitudine e circa 45 km di diametro di base.
La sua storia si dimentica nelle notti del tempo e secondo il mito, le sue attività di eruzioni laviche sarebbero il “respiro” infuocato del gigante Encelado, imprigionato per l’eternità sotto il Monte Etna da Atena. L’uomo nel tempo ha saputo maneggiare l’arte di coltivare questa terra ricca di minerali, tanto che già nella “Storia dei vini d’Italia” pubblicata nel 1596, si ha testimonianza dei vini prodotti sui colli che circondano Catania.


La bellezza dell’Etna non è racchiusa solo nella sua maestosità o nella sua storia, ma anche nella sua singolarità, tanto che viene definito da molti come “un’isola nell’isola”, per via del suo ecosistema unico e totalmente diverso dal resto dei territori della Sicilia. Un suolo unico che è vulcanico, ricco di elementi minerali e particolarmente drenante, un clima peculiare, montano e mediterraneo allo stesso tempo.
Qui vengono coltivate le uve autoctone dell’Etna: nerello mascalese, nerello cappuccio, carricante e catarratto. I primi utilizzati per per rossi, rosati e spumanti, mentre i secondi per i bianchi. Tra questi il più difficile è il nerello, che proprio per quanto riguarda la sensibilità all’annata e al territorio di appartenenza ricorda il Pinot Nero.